Sono presi qui in considerazione alcuni ritratti a destinazione pubblica dei Granduchi Cosimo II e Ferdinando II de’ Medici avvicinandoli ad altri meno conosciuti o inediti di altri membri della famiglia Medici, al fine di testimoniare la diffusione della ritrattistica medicea nel XVII secolo.
La lettura degli inventari dei Palazzi Medicei e lo spoglio dei documenti della Guardaroba Granducale compresi nell’arco di un secolo circa (1637-1737), sono stati il punto di partenza per questa monografia in cui si è cercato, attraverso minuziose descrizioni redatta dai guardarobieri di corte, di ricreare l’atmosfera sontuosa degli arredamenti delle residenze medicee. Si sono potuti così illustrare alcuni mobili inediti ancora oggi presenti a Palazzo Pitti e nella villa di Poggio Imperiale e fornire una prima traccia dell’evolversi dello stile barocco alla Corte dei Granduchi di Toscana. In appendice al volume è una campionatura degli arredi e oggetti d’arte, già appartenuti ai vari componenti della famiglia Medici e successivamente venduti all’incanto dai Lorena.
L’autore è antiquario di Firenze e da molti anni si dedica allo studio della maiolica italiana. Questo suo contributo ha un preciso intento divulgativo ma anche un singolare taglio interpretativo. Il testo è pubblicato nel quinto centenario della morte di Lorenzo il Magnifico.
“Gli studi sino ad oggi condotti sui documenti dell’Archivio di Sotto di Firenze e su altre fonti scritte, documentarie e non, hanno permesso di fare luce su non pochi fatti relativi all’attività di orafi, bronzisti e scultori in quel delicato momento di trapasso che immediatamente precede il costituirsi di veri e propri opifici granducali. Nella seconda metà del Cinquecento alcuni maestri, indipendenti od attivi nelle botteghe esistenti agli Uffizi, produssero manufatti di eccellente qualità […]” (dalla Premessa di M. Scalini)
Agli ex voto granducali è dedicato questo saggio, che si avvale di inediti riferimenti archivistici tratti dal “Libro dei Doni” della Basilica lauretana e da rari memoriali a stampa. Se le sottrazioni napoleoniche hanno determinato la perdita della maggior parte dei parametri, dei gioielli, degli arredi liturgici inviati dai Medici, il superstite Crocefisso del Giambologna ed il prezioso paliotto in pietre dure disegnato da Giulio Parigi appaiono ancora oggi segni tangibili della devozione mariana che i Granduchi e Granduchesse di Toscana espressero presso i Santuari.
Il testo pittorico qui esaminato attraverso gli occhi dello storico. La prospettiva di indagine adottata è inusuale, parte dalla considerazione che il valore iconografico e di contenuti politici che il committente e l’autore sottendevano non possa essere ritenuto secondario vuoi per la scelta del linguaggio pittorico vuoi per il tema.
Questo breve lavoro nasce con un duplice intento: quello di presentare per la prima volta alcuni resti provenienti dalla armeria medicea, proponendo per altri già noti identificazioni con quanto risultante negli inventari della Guardaroba, e quello non secondario di offrire ad un pubblico di lettori un quadro anche visivo di uno degli aspetti meno noti del mecenatismo mediceo.